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Miss Italia 2017, vince Alice Rachele Arlanch

Si chiama Alice Rachele Arlanch, ha 21 anni e arriva da un piccolo paesino del Trentino Alto Adige: è lei la Miss Italia 2017.

Alice Rachele, numero 29 e miss Trentino Alto Adige, è stata la più votata tra le trenta ragazze giunte alla finale. Al secondo posto la 18enne Laura Codén, arrivata da Jesolo con la fascia di Miss Romagna (n.29). A lanciare l’appello finale per l’ultimo voto sono state, per la prima volta, le mamme delle due concorrenti.

Studentessa di giurisprudenza con il sogno di diventare avvocato per tutelare i diritti delle minoranze, Alice arriva da una piccola frazione del comune di Vallarsa (Tn), un paesino di sole 14 anime. Dopo avere praticato nuoto per molti anni fin da piccolissima, ora si dedica alla corsa e alla palestra per mantenersi in forma. Tifosa del Milan e amante dei viaggi, ha da poco comprato una macchina fotografica professionale che le piacerebbe imparare ad usare.

Tra gli ospiti dello show andato in scena al Pala Arrex di Jesolo anche Gessica Notaro, l’ex miss di Rimini aggredita con l’acido dal fidanzato. “Cosa vedo allo specchio? Una donna forte piena di voglia di vivere”: nonostante il volto sfigurato, con una benda nera sull’occhio sinistro, appare sorridente e incanta con il suo carisma e anche la sua voce. Sul palco canta il suo singolo ‘Gracias a la vida’ e fa commuovere Christian De Sica che chiede per lei una standing ovation: “Questa è una grande donna”. Gessica ha una nuova energia perché – dice – “la vita mi ha tolto delle cose ma me ne ha regalate altre”. La riminese, che torna sul palco dopo esserci stata da concorrente, confessa: “Credo ancora nell’amore”.

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Julia Butterfly Hill

Luna è un’antica sequoia alta più di 70 metri, minacciata di taglio da una industria del legno, che ha acquistato il bosco e vuole eliminarlo.

Ma sui suoi rami sale un angelo custode, o meglio, una farfalla custode: si chiama Julia Hill.

È una giovane ambientalista americana, che resterà ancorata a quelle fronde millenarie per salvarle per ben 738 giorni.

Siamo nel 1997, un gruppo di attivisti protesta contro la distruzione degli alberi.

Coraggiosa e determinata, Julia si offre volontaria per salire su uno degli alberi più alti, nella speranza di fermare il cosiddetto “taglio a raso”, ovvero il taglio di alberi di tutte le età e dimensioni, per poi bruciare l’intera area.

Sa fin da subito che l’unico modo per ottenere l’attenzione mediatica e pubblica sarebbe stato quello di battere il record di permanenza su un albero, fermo a 42 giorni.

E questo è esattamente quello che fa. Dopo 100 giorni trascorsi su Luna, Julia è su tutti i giornali per spiegare l’importanza di salvare questi alberi. Soprannominato “Butterfly”, trasmette senza sosta questo messaggio e condivide col mondo la sua conoscenza sulle antiche sequoie.

Il viaggio intrapreso è estremamente difficile, fatto di privazioni, condizioni climatiche avverse, vento costante, freddo e pioggia. Anche il personale della Pacific Lumber si adopera per rendere il suo soggiorno ancora meno sopportabile, con vessazioni, luci per non farla dormire e persino uso di spray al pepe. Ma Julia resiste, combattendo taglialegna e solitudine allo stesso tempo per la sua nuova amica Luna, con cui man mano diventa un tutt’uno.

Dopo 738 giorni, il 18 dicembre 1999, Julia finalmente mette i piedi sul terreno.

L’azienda si è arresa e l’albero è salvo. “Mi stavo lasciando il miglior maestro e amico che abbia mai avuto. La persona che era salita e quella che era scesa erano così profondamente diverse che non ero sicura di riuscire ad affrontare il ritorno alla vita nel mondo. Non avevo toccato la terra per due anni e otto giorni”, racconta la donna.

Julia Hill, meglio conosciuta come Julia Butterfly Hill (Mount Vernon, 18 febbraio 1974), è un’ambientalista e scrittrice statunitense. È diventata nota perché è rimasta per 738 giorni nella foresta di Headwaters, situata nella contea di Humboldt (California), dal dicembre del 1997 al dicembre del 1999, su di una sequoia a circa 55 metri[1] di altezza per impedirne l’abbattimento da parte della Pacific Lumber Company. Ha raccontato la sua permanenza sull’albero nel libro The legacy of Luna (Luna è il nome dato alla sequoia), tradotto in italiano con il titolo La ragazza sull’albero.

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